Al giorno d’oggi la povertà energetica è una questione urgente e si può fare cooperazione anche a partire dall’università. Un gruppo di studenti dell’università di Padova si attiva per mettere in pratica gli studi sull’energia sostenibile per elettrificare un villaggio rurale della Guinea Bissau. Ne parliamo con Lara Gloder, Amedeo Ceccato e Riccardo Galfetti, membri di LEDS for Africa.
Che cos’è LEDS for Africa?
LEDS è un gruppo di studenti di ingegneria dell’energia dell’Università di Padova, che organizza eventi a tema energetico.
Nel 2018 Padre Michael Daniels, italo-statunitense missionario in Guinea Bissau a capo della missione francescana di Quinhamel, ha proposto a uno dei nostri docenti l’idea di elettrificare in maniera sostenibile il villaggio rurale di Ponta Cabral, con più di 750 abitanti, nella regione di Biombo.
Questo docente si è rivolto ai/alle componenti di LEDS per sottoporre loro l’idea. Il gruppo ha risposto con entusiasmo dando vita a LEDS for Africa, che ha l’obiettivo di fare dell’idea una realtà, installando nel villaggio un sistema di impianti fotovoltaici.
Da ingegneria dell’energia abbiamo ampliato a poco a poco la nostra rete coinvolgendo studenti di altri indirizzi di ingegneria e anche di altre facoltà, soprattutto per il fundraising. Abbiamo trovato nuovi partecipanti facendo presentazioni in aula e call sulla newsletter e sui i social dell’università. Gli studenti fondatori erano quattro, ma oggi il gruppo coinvolge 20 persone.
Il progetto permette agli studenti di ingegneria coinvolti di sviluppare e mettere in atto delle competenze pratiche, a livello di progettazione impianti, che all’università spesso non trovano molto spazio. Studenti di altre facoltà supportano il progetto occupandosi del crowdfunding.
Abbiamo infatti una campagna di raccolta fondi attiva su Eppela e stiamo contattando anche alcune aziende, per potenziali donazioni esterne da privati. La campagna su Eppela è stata pensata per poter inviare il maggior numero di studenti in Guinea per l’installazione, ma la terremo attiva anche dopo il viaggio di febbraio per sostenere l’ampliamento del progetto.
Fino ad ora abbiamo avuto un supporto economico sia dall’università di Padova che dal nostro dipartimento di ingegneria, presentando il progetto a bandi di finanziamento interni. Abbiamo ricevuto poi delle donazioni di pannelli o altro materiale tecnico da alcune aziende e fondi da privati, principalmente attraverso la campagna.
Elettrificare Ponta Cabral
Nel 2020, pochi mesi prima dell’emergenza Covid, due studenti si sono recati in loco per il primo sopralluogo. Hanno raccolto un po’ di informazioni e capito com’è fatto il villaggio, hanno conosciuto le persone che vivono lì e si sono fatti un’idea generale dei dati necessari per il progetto.
Il viaggio di installazione era stato programmato per l’anno seguente ovvero il 2021, ma a causa della pandemia e della chiusura del laboratorio, i tempi si sono allungati. Finalmente il prossimo 22 febbraio cinque studenti/esse andranno a Ponta Cabral, dove installeremo i primi 30 impianti domestici.
Raccoglieremo anche nuovi dati e nuove informazioni per i prossimi impianti, perché l’obiettivo del progetto non è solo quello di illuminare le case, ma anche illuminare la scuola e strutturare un impianto a pompa di calore solare.
Si installeranno durante il viaggio 30 impianti domestici, una prima parte dei 70 previsti da LEDS, senza considerare il futuro impegno di installare un impianto per la scuola. I materiali per l’installazione e la strumentazione necessaria li abbiamo spediti dall’Italia con un container.
Cosa cambierà dopo il nostro intervento? Oggi le giornate degli abitanti di Punta Cabral terminano non appena cala il sole, ovvero all’incirca alle sette della sera. Con l’elettricità data dagli impianti avranno più ore per lo studio e per altre attività familiari. Oggi, ad esempio, gli studenti spesso studiano la sera alla luce dello schermo o della pila del cellulare.
L’elettricità aumenta anche la sicurezza. Gli impianti delle case prevedono un paletto esterno, che permetterà alle persone di spostarsi in sicurezza anche di notte, se necessario. Considerando che si tratta di un villaggio di allevatori ed agricoltori, avere la luce anche la notte permette di muoversi in sicurezza anche per tenere d’occhio il bestiame.
Quali sono le prospettive del progetto?
Dopo l’installazione dei primi pannelli a febbraio, il prossimo passo sarà andare a completare gli impianti delle altre case del villaggio l’anno prossimo. Inoltre durante la visita di febbraio raccoglieremo i dati necessari per progettare l’intervento sulla scuola e il progetto della pompa di calore, che è un pò più complesso rispetto agli impianti domestici.
La periodicità dei viaggi di installazione dipenderà ovviamente da diversi fattori, come i fondi che avremo a disposizione e l’impegno degli studenti coinvolti nel gruppo.
Per garantire la sostenibilità del progetto, abbiamo progettato impianti molto semplici, in modo che gli abitanti del villaggio potranno fare manutenzione con i materiali reperibili in zona. Durante la visita faremo una piccola formazione, proprio per mostrare cosa fare per tenere gli impianti in buone condizioni. Inoltre stiamo preparando un piccolo e semplice manuale che includa le indicazioni per gestire gli impianti senza problemi.
Com’è nato in voi studenti di ingegneria, questo interesse e poi impegno per un progetto in un altro Paese?
(Lara) Ho sempre avuto una forte spinta per quanto riguarda il volontariato, dovuta in parte anche al mio percorso scoutistico. Apprezzo molto il contatto diretto con le persone, quindi l’idea del progetto di coniugare ingegneria e sociale è stata per me un forte richiamo. Solitamente, quando si pensa a un ingegnere l’idea stereotipata è quella di una persona chiusa dentro un ufficio a fare calcoli. È bello anche spingersi oltre, al di là dei numeri. Un progetto come questo poi, permette di crescere sia come persone che come studenti, avendo a che fare con un insieme eterogeneo di persone e situazioni.
(Amedeo) Per quanto riguarda me, diciamo che è stata un’unione di due fattori principali, quello ambientale e quello sociale. Perché una delle motivazioni che mi aveva spinto a iniziare ingegneria dell’energia era principalmente proprio il desiderio di garantire a tutti l’accesso basilare all’energia elettrica, contrastando tutte le problematiche che derivano dalla sua assenza. E farlo in una maniera pulita, cioè garantire l’accesso all’energia non nella maniera classica tramite fonti fossili, ma con fonti rinnovabili, contrastando anche il cambiamento climatico.
Per me che avevo iniziato gli studi con questo mindset, trovare un progetto come LEDS for Africa che sposava tutte queste cose e permetteva di metterle in pratica subito, è stato illuminante.
(Riccardo) Io sono uno dei volontari che si è avvicinato all’iniziativa tramite la Newsletter dell’Università.
Ho deciso di partecipare al progetto, perchè lavoro in ambito non profit e mi interessano i temi sociali legati all’energia. Mi sembrava molto interessante questo focus sulla povertà energetica, soprattutto perché collegata ad un’ottica di cooperazione.
Si tratta di adottare una prospettiva che allarghi il campo, considerando effettivamente che tutti noi, tutto il mondo si trova ad affrontare lo problema che è quello della transizione energetica e della ricerca di soluzioni che siano adatte a dare energia a tutti in modo sostenibile.
Penso che il progetto abbia tantissime potenzialità e prospettive di sviluppo anche oltre all’elemento ingegneristico. Per questo mi sono impegnato con il team di crowdfunding per dare risonanza al progetto e cercare un sostegno da parte di chi potrebbe essere interessato.
Che consigli daresti ad altri studenti che vogliono intraprendere un’iniziativa simile?
(Amedeo) Direi che la cosa fondamentale è prenderla come una cosa seria, non cadere nel pensiero “è volontariato, quindi ognuno ci mette il tempo che può”, ma si tratta comunque di un impegno condiviso, al quale collaborano più persone. Quindi ognuno deve poter contare sull’altro e sugli altri ed essere costanti.
Non si tratta neanche di prenderlo come un lavoro perché il volontariato è una cosa molto bella, ma richiede molta organizzazione, e bisogna tenere bene in mente l’obiettivo finale, ovvero il perché si è iniziato quel progetto. Anche e soprattutto quando possono sopraggiungere momenti di noia, magari in concomitanza con altri impegni.
(Lara) Altra cosa fondamentale, secondo me, è avere una forte motivazione personale. Sappiamo cosa vuol dire investire tempo, investire energie in qualcosa in cui crediamo. In un progetto di volontariato come questo, fatto da studenti, da un lato devi riuscire a trovare del tempo per attività in cui non ricevi subito dei feedback rispetto al lavoro che fai, e dall’altro i tempi sono un pò dilazionati per essere compatibile con gli studi universitari.
Non sempre si riesce a coordinare bene tutti gli studenti che partecipano, perché ovviamente ognuno mette questo impegno più o meno in alto nella sua scala di priorità.
Un consiglio ad altri gruppi è quello di trovare almeno tre o quattro persone veramente convinte e dedite al progetto, che ne assicurano la crescita nel tempo e la riuscita.
Perchè secondo voi la povertà energetica oggi è una priorità e perché dovremmo affrontarla non solo in Italia?
La risposta più scontata è perché siamo tutti su un unico pianeta. Poi abbiamo visto come da problematiche di povertà energetica scaturiscano tanti altri problemi che si trasmettono da un Paese all’altro.
Basta pensare al fattore migrazione da tanti Paesi africani. Una delle problematiche più grandi nell’area è la scarsità di opportunità di sviluppo economico, sia agricolo, industriale e dei servizi e alla base della creazione di opportunità c’è immancabilmente l’energia.
Per questo se vogliamo supportare davvero diverse aree di migrazione nei Paesi dove c’è povertà energetica, la prima cosa da fare è collaborare nel garantire l’accesso a energia pulita.
Pensando al progetto di LEDS for Africa, le lampadine accese nella scuola e a casa permettono al ragazzo di studiare più facilmente, dopo gli studi quel ragazzo o quella ragazza saranno facilitati nell’intraprendere un lavoro e contribuire all’economia locale. Se una persona può completare i suoi studi, può avviare un lavoro, può contribuire all’economia locale. Per questo l’accesso all’energia è un tema molto, molto importante, ed è alla base di tanti problemi.
Poi c’è un aspetto di responsabilità nella condivisione delle competenze. Nessuno è responsabile o ha il merito per il luogo in cui nasce, ma di fronte a problemi comuni c’è la possibilità e la responsabilità di condividere e di aiutarsi.
In Italia oggi si parla tanto di comunità energetiche, gruppi di produzione e di autoconsumo, ecc. Se si comincia a condividere le competenze in questo modo, su una scala sempre più grande, forse c’è una prospettiva di un avanzamento molto più significativo, molto più importante su questo fronte a livello globale.
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